New York

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sabato 26 settembre 2015

HOMECOMING WEEK

26 Settembre 2015,

E' oramai passato un mese e mezzo dal mio arrivo in America.
E' passato un mese e mezzo e già, con indescrivibile tristezza, penso a quando dovrò lasciare questo posto.
Da un mese e mezzo la mia vita è cambiata.
La mattina vengo svegliato dalle urla delle mie sorelle che litigano tra di loro perché non riescono a trovare  vestiti, non più dall'odiosa sveglia del cellulare; per andare a scuola non prendo più il pullman, uso la bicicletta; la mia famiglia è composta da cinque persone, non più da quattro; conosco tutti e tutti mi salutano, ora vivo in un paesino di meno di 3000 abitanti; la pizza non la mangio più con mozzarella e salame, ma con cheese and pepperoni; a scuola ho un armadietto, devo cambiare classe ad ogni ora, e mettere la mano sul cuore rivolgendomi verso la bandiera, quando il coro canta l'inno americano. Il sabato non vado più a scuola,  durante la settimana non pranzo più a casa, la televisione non la guardo più in italiano.
La mia vita ora è diversa, e non la cambierei per nulla al mondo.
Per la prima volta mi sento davvero parte di qualcosa. Ciò che manca in Italia è il senso di unione, comunità, solidarietà. La settimana dell' homecoming, che si è appena conclusa (sono appena tornato dall'Homecoming dance... è l'1 di notte, già), mi ha fatto capire quanto gli studenti della mia scuola siano orgogliosi di farne parte, quanto ci tengano al concetto di squadra, quanto ritengano importante la solidarietà.
Sentirsi parte di una comunità scolastica ti aiuta a capire che a scuola non ci vai solo per scaldare la sedia e ascoltare ciò che gli insegnanti dicono; la scuola non è solo questo.
Questo pomeriggio (o forse dovrei dire 'ieri pomeriggio'?) la banda della scuola, di cui faccio parte, ha suonato prima della partita di football. Il cielo arancione faceva da sfondo alla sventolante bandiera a stelle e strisce verso la quale tutti si sono rivolti quando Mr. Brown ha dato l'attacco. L'inno americano inizia, e non importa cosa tu stia facendo; ora devi solo mettere la mano sul cuore; ancora una volta senso di comunità, questa volta più in grande, una nazione. Questo è il patriottismo americano.
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Avrei voluto concludere il post la scorsa notte, ma gli occhi mi si chiudevano.
Il motivo di tanta stanchezza era dovuto all'Homecoming dance.
Se frequenterete una high school americana, uno dei periodi più pazzi e divertenti dell'anno, uno di quelli che sono davvero da film americano, è la settimana dell'Homecoming.
Durante questa settimana gli studenti vengono a scuola vestiti in modo più che bizzarro, questo perché ogni giorno ci si veste a tema.
Questi erano i temi della mia scuola:
Monday- flood day
Tuesday- toddlers day
Wednesday- senior citizens day
Thursday- multiplicity day
Friday- spirit day
Bene, posso assicurarvi che se ne vedono di tutti i colori.
Il venerdì, ultimo giorno dell'Homecoming Week, è dedicato a "gasare" la squadra di football della scuola che nel pomeriggio gioca una partita contro un'altra scuola; perciò nelle ultime due ore c'è il cosiddetto 'pep rally', che consiste nel ballo dei senior (noi senior ci siamo cimentati in una coreografia ballando davanti al resto della scuola), discorso del coach di football, canzoni per incitare la squadra di football e giochi stupidi ma divertenti come sleeping bags o tennis ball. E' stata sicuramente una giornata scolastica divertentissima.
Di pomeriggio tutta la scuola, professori e preside compresi, sono seduti sugli spalti per guardare il tanto atteso football game. Dopo che la banda suona alcuni brani tra cui l'inno americano, il match inizia.
Quando la partita finisce si dà inizio alla festa. La mensa della scuola è stata trasformata in una pista da ballo con tanto di luci da discoteca. Quando a mezzanotte la festa finisce, sei distrutto.
This was my Homecoming Week.
Poi c'è il sabato, niente scuola. Compiti, relax, famiglia e amici. Credo che ora sia il momento dei compiti.

Reduce da una pazza, esilarante e divertentissima Homecoming week,

-Andrea



giovedì 10 settembre 2015

ITALOAMERICANO

Le settimane passano, e pian piano comincio ad abituarmi a tutto ciò che mi circonda. Mi sembra oramai normale passeggiare per le strade di Carrington e ogni tanto vedere gli scoiattoli che saltellano nei giardini delle case.
Già sento che questa cultura sta entrando a far parte di me, mi sta cambiando. 
Non sono più solo italiano, mi sento parte di questo posto. 
Ogni giorno è una sfida, una sfida a fare meglio con l'inglese, a mettercela tutta per le amicizie, ad accettare le sconfitte, ad immergersi ancora più a fondo nella cultura americana.
Ci vuole impegno, ma alla fine si viene ripagati. I successi ci sono in tutti i settori: amicizia, famiglia, scuola, inglese. Ma procediamo con ordine...
Inizierei col parlare di quella che è la situazione familiare; Devo veramente tanto alla mia hostfamily! mi sento parte della famiglia e, anche se a volte i miei fratelli litigano un po' troppo tra di loro, non potrei chiedere di meglio. La mia mamma ospitante mi ha aiutato a realizzare il sogno della graduation, l'hostdad mi rallegra le giornate con il suo umorismo, e i miei tre fratelli mi fanno divertire un mondo... sono loro il fulcro familiare, le persone con cui passo più tempo.
La comunicazione in famiglia è essenziale; mai avere paura di domandare o dire qualcosa (permesso per uscire, aiuto con i compiti, eventuali problemi ecc.). Queste persone rappresentano il tuo punto di riferimento, sono la tua famiglia, e come tale vanno trattate. Più mi apro con loro, più vedo che le cose vanno meglio, che quei piccoli problemi che c'erano, spariscono uno alla volta.
Della scuola ho già parlato nel post precedente, qui mi limiterò a dire che procede tutto bene, che devo solo migliorare nell'ascolto. La scuola americana è la scuola americana. Non può non piacere.
Ecco, parlavo dell'ascolto... e qui arriviamo al discorso "inglese"... All'inizio non è semplice; la pronuncia americana è quella che è, capire ciò che la gente dice non è sempre una passeggiata, e esprimersi a volte crea qualche problema. I 9 e 10 in inglese non contano; ritrovarsi a dover comunicare e affrontare qualsiasi discorso in inglese è tutta un'altra cosa. Noi italiani le lingue non le sappiamo nemmeno studiare, so... Comunque non posso lamentarmi, qui mi dicono che il mio inglese è buono, non sto avendo grossi problemi.
Ciò di cui non ho ancora parlato sono le amicizie. Se si parte dal presupposto che qui i ragazzi sono davvero gentili, disponibili e simpatici (la maggior parte), se ne ricava che fare amicizia non è un problema. Ogni volta che esco con qualcuno è una soddisfazione. Ogni volta che conosco gente nuova mi congratulo con me stesso. A scuola saluto metà degli studenti, gli amici ce li ho e credo che quando arriverà il momento di tornare a casa (hey, sono già a casa), sarà difficile salutarli. Credo che alcuni di loro rappresenteranno una fetta importante della mia esperienza, altri rimarranno amici superficiali, altri solo conoscenti. Comunque sia, i ricordi di un posto sono spesso legati alle amicizie/alla gente... proprio per questo ce la sto mettendo tutta. Voglio creare dei rapporti speciali, quei rapporti che quando tornerò in Italia potrò dire "loro sono i miei amici americani".

Non più solo italiano, ma italoamericano...

-Andrew

P.S. Ieri sera noi senior (non tutti, eravamo una decina) ci siamo riuniti a casa di un'amica per organizzare la coreografia per l'Homecoming dance. Tutti i senior dovranno ballare, perciò ieri abbiamo iniziato a provare. It was so funny!! Son curioso di vedere come sarà la settimana dell'Homecoming, non so cosa aspettarmi :')